PAG.37

La voce s’interrompe,

ma il canto esprime,

attraverso la forma del viso tuo, nostalgie…,

dal tremor delle labbra fuoriescono traumi sconosciuti

al gettito del mio pensiero,

superbo nell’immaginarti avvolto,

dagli stracci toltomi poc’anzi da mani fatate;

mi rivesto in te, la vergogna offende l’onore del pagliaccio

rimasto qui ad aspettarti tra bulbi rigonfi di vita oppressa;

sei mai stato innamorato creatura degli eccessi?

Hai mai colto dal pulpito della strada

la preghiera detta dall’animo?

Quando in coni di giornali imprigionavo l’aria,

forse da te emanata mentre correvi

verso il cieco e sordo Paradiso,

in cui il pianto mio dava umido alle nuvole.

Attorno ai colmi pozzi non si evidenziano impronte,

nel chiostro in cui furono edificati

restano solo pochi becchi rossi di merli,

azzittiti elegantemente

 dalle leggendarie strofe dette in fretta da Sai impazziti

 dalla gioia di veder cadere fuori dalle mura il loro richiamo.

E dentro vige il freddo,

il fior superbo e avaro detiene senza imbrogli

il polline a modo suo,

esso accumulato farà di un’esplosione

un imbrattar di vetri con scritti indecifrabili

per chi ti cerca anche nel vischio

aggrappato a quell’arrugginito cancello,

ben serrato dalla catena dell’egoismo.

Ma il servo dell’unione ha deciso di estraniarsi al nostro bene,

comunicando al vecchio tuono

la potenza del fulmine, al quale l’inerme uomo si dona,

pur di percorrere la stessa via in cui lasciasti il tuo sudore.

Raggela il sentimento del ritorno

verso il fradiciume giacente sulla scala

che dava accesso alla nostra umile dimora,

contatta i sogni sempre voluti dai nostri abbracci

ripeti loro che il demone del bene vive in sofferenza,

là dove il color della sabbia

ha sostituito l’azzurro cielo

ed il sole, inscatolato per conserva,

darà traumi a chi non crede

che la bestia e l’uomo vivono degli stessi sapori

 sia in terra che nell’eremo in cui ora scodinzoli.

Ciao, Gori!!!