mercoledì 28 novembre 2018

PAG.69




Porti la giacca dimenticandoti di indossare l’ombra del tuo corpo
la sua setosa fodera copre un animo ormai stanco
per le continue mostranze
 di chi lamenta poco spazio tra la pace animalesca e talvolta brutale
di un contesto lasciato a se stesso.
Ti guardi intorno e t’accorgi che le lamiere
adagiate per costituire tetti grondano di sporco,
il caldo insopportabile fa sì d’esprimere ingiurie
verso sarcastici ribelli di strada.
Loro non sanno perché tu indossi l’abito in quel frangente di storia
sì la storia…,
la storia di un essenziale carnivoro
vagante tra tanta vergine solitudine,
anche le frasi sconnesse dette attraverso un vetro d’auto d’epoca,
formano un principio di fastidio,
tradurle in attimi felici è impresa ardua,
in ogni vocale vi è amarezza e nel contempo speranza,
purché vi sia nel filo a cui si è legati un nuovo giorno
con una luminosità tale da poter graffiare il volto di chi ci bacia
ormai solo attraverso il ricordo.
Il mare lascia i nidi sottratti alle maree tra vicoli percorsi da tenaci madri
quali implacabili scommettitrici per un allattamento a pieno petto.
Mani tese verso aliti maleodoranti cercano di farsi spazio
per essere scelte e con forza di sazietà
condotte la’ dove il sudiciume imbratta solo l’animo d’alcuni esseri.
Il sapore sapido del pane
non è deciso dal voler esaltare aromi d’altre pietanze,
è dovuto dal contatto con il nulla,
quel nulla che fa da contorno al salato di lacrime
versate per dar liquidi ad un orgoglio calpestato senza pudore.
Lo specchio adagiato al muro di una bottega d’arte,
riflette la tua figura ormai mezza vestita
ed una che vorrebbe mostrare la sua umiltà
attraverso una celata nudità;
I piedi calzando sandali si sono abbronzati a strisce,
invidia per quelli che anche se unghiati e sporchi,
mostrano uniformità pari al suolo calpestato,
il morbido del lino bianco copre in modo abbondante lunghe gambe,
lasciando poco spazio ad altre,
appiattite dallo stare inginocchiate su gradini di marmo
al cospetto di sputi e monete cadenti,
quasi a rappresentare pioggia nel deserto.
Lo sguardo s’alza a veder
la floreale camicia dipinta in una notte da sballo,
da chi i profumi li sente solo attraverso pelle senza scrupoli,
nel mentre il riflesso è trasparente,
al di sopra della cinta non ha nulla,
forse perché non vi è niente da coprire poiché il solo cuor rimasto
fu donato nell’addio a coloro che avevano le stesse viscere,
ma anche la tua faccia tosta mostra perplessità
quando ti vede senza giacca..,
non ricordi? L’hai lasciata più in là, sull’auto con la quale sei arrivato,
non importa la indosserà il riflesso,
per dare un po’ d’eleganza a quell’essere vagante
nell’umile sopravvivere.

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