mercoledì 28 novembre 2018

PAG.61




Una melma rossa ha coperto il tuo ondeggiar confuso,
frastornato dal furor innestato al silenzio pazzo
di un magico e vellutato gioco
da Te….. inoltrato senza pudore.
Il velo bianco ti dà di vecchio,
le bianche mani ti dan di vita poco assorta
in impegni di scavi e sotterfugi.
Letizia di uno scarno sonno,
ripieghi con gesti solo tuoi
verso la furia indomabile già raggiunta
snervando allo spasmo le dita di delicati piedi.
L’oltre di noi stessi t’illudi di averlo impresso
tra magici e calpestati colori,
mai impressi su rocce coralline
per la mancanza di un collante: sangue fraterno.
E chiudi gli occhi, amore mio,
scortica con fantasia animalesca
la fibrillazione che naviga
al di sotto di una pelle ormai scura dalla vergogna;
ed ora apri gli occhi, anima mia,
accarezza la leggenda raccontata da una bocca
dall’alito dal profumo di gelsomino.
Lo sbadiglio mi prende nel frattempo,
forse la magica poesia da te raccontata
è stata tratta dall’emblema di fantasie incolte e povere di gesti,
come quando le tue carezze fan proprie le rughe del mio volto
su di un letto arginato da fieno e ferro.
E’ di sicuro la natura fuori da sorrisi
la madre del desiderio portatore di un sentito fervore
dovuto a pallide fantasie
riproducenti il nostro stato in essere.
Diamoci del lei, o dolce musa di un passato nel presente,
allontaniamoci per vendetta dai nostri corpi,
da una cordura che ci lega senza essenza,
quell’essenza non più rossa ma nera dal catrame intriso
in un gioco chiamato amore.


Nessun commento:

Posta un commento