mercoledì 28 novembre 2018

PAG.40




Lo spazio annesso tra i tuoi rami,
delinea il volgare espresso in disegni ricavati da sogni diurni.
La penna puntata al foglio,
si contorce prima di esprimersi nel contrasto,
estratto e ricucito nell’impossibile.
Per conflitto s’intende lo spessore del tuo parlato in dialetto,
quando con il suo essere,
 deforma il vuoto in multiformi esempi di vita:
giacche lunghe, in contrasto con minigonne,
esprimono la ribellione di un vestir borghese uniforme,
imprimere la propria voce a teste vuote…
non vi è un innalzo di toni,
essi sono immersi nell’animo di chi,
 solo con il proprio celato scrivere,
ha dato nel giusto o nell’errore
mode da gustare come gocce di cioccolata
colate in pane appena sfornato.
Seguirti nel tuo infinito,
rotearsi nell’ingiusto di un bastonato ordine e libertà
donati dal tuo sorriso.
Il ritrovarsi soli perché il sapore della mia carne ti ha stancato;
rivedo nel riflesso della pioggia un volto
ricoperto da lunghi capelli,
allungo le braccia per accarezzarli ma sento il vuoto;
delineo il passo tra vecchi tombini e scopro
che essi si sono innalzati
confronto alla croce che piantai al di sotto dei rami,
tu unico gestore di un vivere
che non so proprio come viverlo.

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