Ciao
tremenda
creatura,
perché
corri sull’asfalto bollente
di
un luogo che non ti appartiene?
La
tua pelle è chiara e le esalazioni potrebbero deturparne
il
suo logico esser viva per me.
Speri
di giacere in un letto d’afrodisiache speranze,
ma
il sole farà splendere nell’umida palude
solo
garze imbevute di profumi sconvenienti al tuo olfatto.
Il
timido unghiarsi nell’animo
per
approfondire il solco gemito di una furia
emanata
dal proprio ardore di donna che in te si rispecchia,
goccia
naturale della mia vita.
A
volte passi le giornate a commentare le elemosine fatte
a
chi implorava una tua lacrima
per
lavarsi del bruciore degli occhi intrisi della tua bellezza.
Cenerentola
dal linguaggio acidulo e maligno,
come
vedi non vivi in un mondo tuo,
deforma
l’ostacolo posto alle tue spalle fatto di pezza vivente,
attraversalo
ed affronta l’oblio con pace,
lì
potrai falsificare
il giorno rendendolo notturno,
come
farebbe in quest’istante il mio essere
pur
di vederti felice.
Ma
il pierrot che è in te lascia il dir infuocato,
prostrando nuovi nascenti ed invertebrati
amori,
adagiandoli
in ciotole in cui vi erano essenze
provenienti
dall’entusiasmante fatto
d’esser la prima ad ingoiar infamie per
l’innocenza terrena.
Al
gioir degli scambi di profumi tra orchidee e papaveri,
ti
dondoli sapendo di trovarti al di sopra delle parti,
finalmente
ti senti nell’oscura fragilità,
da
poco puoi osannare il sapiente saper selezionare
il sorriso di una bestia
con
quello identificato di un uomo;
tremando
al sol pensiero di dover racchiudere il tutto
nel
corredo di un matrimonio mai avvenuto per l’indisponenza tua.
Verso l’armonioso ciclo di vita
in
cui saggi i sapori nuovi t’incammini,
l’ansia
è opprimente, non ti lascia respirare,
il magone unito all’umido degli occhi
fa
restar di stucco l’astuto e pronto uomo
sdraiato
sul fieno per riceverti nella tua grazia,
doloroso
è stato per egli scoprir la tua gracile giovinezza
innanzi
alla luce d’Angeli solitari,
anch’essi
trascinati nell’harem di quel Dio
che accontenta tutti,
anche
i privi d’epoca nascente
come
lo è stato il morso tuo alla vita
a
te donata nell’immensità
del mio amore.
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