mercoledì 28 novembre 2018

PAG.38




Ciao tremenda creatura,
perché corri sull’asfalto bollente
di un luogo che non ti appartiene?
La tua pelle è chiara e le esalazioni potrebbero deturparne
il suo logico esser viva per me.
Speri di giacere in un letto d’afrodisiache speranze,
ma il sole farà splendere nell’umida palude
solo garze imbevute di profumi sconvenienti al tuo olfatto.
Il timido unghiarsi nell’animo
per approfondire il solco gemito di una furia
emanata dal proprio ardore di donna che in te si rispecchia,
goccia naturale della mia vita.
A volte passi le giornate a commentare le elemosine fatte
a chi implorava una tua lacrima
per lavarsi del bruciore degli occhi intrisi della tua bellezza.
Cenerentola dal linguaggio acidulo e maligno,
come vedi non vivi in un mondo tuo,
deforma l’ostacolo posto alle tue spalle fatto di pezza vivente,
attraversalo ed affronta l’oblio con pace,
lì potrai falsificare il giorno rendendolo notturno,
come farebbe in quest’istante il mio essere
pur di vederti felice.
Ma il pierrot che è in te lascia il dir infuocato,
 prostrando nuovi nascenti ed invertebrati amori,
adagiandoli in ciotole in cui vi erano essenze
provenienti dall’entusiasmante fatto
 d’esser la prima ad ingoiar infamie per l’innocenza terrena.
Al gioir degli scambi di profumi tra orchidee e papaveri,
ti dondoli sapendo di trovarti al di sopra delle parti,
finalmente ti senti nell’oscura fragilità,
da poco puoi osannare il sapiente saper selezionare
 il sorriso di una bestia
con quello identificato di un uomo;
tremando al sol pensiero di dover racchiudere il tutto
nel corredo di un matrimonio mai avvenuto per l’indisponenza tua.
 Verso l’armonioso ciclo di vita
in cui saggi i sapori nuovi t’incammini,
l’ansia è opprimente, non ti lascia respirare,
 il magone unito all’umido degli occhi
fa restar di stucco l’astuto e pronto uomo
sdraiato sul fieno per riceverti nella tua grazia,
doloroso è stato per egli scoprir la tua gracile giovinezza
innanzi alla luce d’Angeli solitari,
anch’essi trascinati nell’harem di quel Dio
 che accontenta tutti,
anche i privi d’epoca nascente
come lo è stato il morso tuo alla vita
a te donata nell’immensità del mio amore.

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