Una
carezza
al vento dell’aurora
ed
un bacio al seno che nutre lo spirito dell’ingenuità
crescente
nel sottobosco,
dove
odi celate all’occhio carpiscono il venoso uomo.
L’imbarazzante
momento nel rialzarsi e trovarsi
le
ginocchia sporche di marci rifiuti enigmistici.
La
luce filtrata da perfidi pensieri illumina a stento
la
soglia dell’amicizia costruita per dar letizia,
canto
e corpo al mistero della sacralità.
Ma
la profana intelligenza trascura il grezzo movimento
di
un fluido sovrano alla vita in oggetto,
è
tremendo il modo in cui sono lette le regole sentimentali,
evidenziate su grigie pareti da fumi d’infusi
provenienti
da culture d’oltre oceano.
Sordo
strumento inservibile ormai per lodi canzonate per amore,
ti
seppellisco tra il fogliame ingiallito nel groviglio vivente in me;
esso,
concimando le fondamenta dell’inganno,
riuscirà
a scorgerti nuda
tra
l’emozione provata dal fantastico ed il certo nel creato.
Una
carezza al vento del tramonto
ed
il riposo sottratto all’analfabeta
diventa
culto per l’intelletto di un Sovrano
oscurato
per il suo egoismo,
era
forte della sua legge
ma
non per quella della giustizia carismatica
di
una donna nel pieno della sua natura amorosa.
Stilizzare
per epoca moderna
una
stanza in cui s’inceneriva l’atmosfera
creatasi
nel rapporto tra noi stupide e trasparenti anime;
strumentare
le decisioni per renderle culti insormontabili
agli
orfani di sentimenti,
poco
è servito dato il loro saper rendersi gioielli
di un Paradiso sarcastico nei confronti del
solo materiale amore.
Contendersi
le funi provenienti dall’oscuro infinito
con esse calarsi tra l’umano e l’animalesco.
Denudarsi
delle sembianze ed immedesimarsi
tra
i colori di cui si è circondati,
rendendosi
conto che il piumato manto
ricoprente
ancor la nostra cute
si
sfila con diavoleria spontanea e suddita.
Una
carezza al vento degli eventi,
lontan
dal mio essere innamorato dell’immagine tua,
imperfetta
per la ragione degli stolti,
ma
appariscente nella notte
come
la lava fuoriuscente da un cratere afrodisiaco.
Il
linguaggio con il quale descrivi il modo di star con l’umano,
ferma un abbaio poc’anzi sordo delle frasi
sussurrate,
per
distoglierti dal sapor di vino di cui sanno le mie labbra,
finalmente
le tue note hanno il giusto acuto
per
essere innalzate nell’uragano dell’onnipotenza,
per
mostrar la forza di quell’insieme
in
cui vi è oppressa la longevità naturale
di
un Discepolo sapiente del silenzio vivente
nei
venti della vita.
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