mercoledì 28 novembre 2018

PAG.42




Una carezza al vento dell’aurora
ed un bacio al seno che nutre lo spirito dell’ingenuità
crescente nel sottobosco,
dove odi celate all’occhio carpiscono il venoso uomo.
L’imbarazzante momento nel rialzarsi e trovarsi
le ginocchia sporche di marci rifiuti enigmistici.
La luce filtrata da perfidi pensieri illumina a stento
la soglia dell’amicizia costruita per dar letizia,
canto e corpo al mistero della sacralità.
Ma la profana intelligenza trascura il grezzo movimento
di un fluido sovrano alla vita in oggetto,
è tremendo il modo in cui sono lette le regole sentimentali,
 evidenziate su grigie pareti da fumi d’infusi
provenienti da culture d’oltre oceano.
Sordo strumento inservibile ormai per lodi canzonate per amore,
ti seppellisco tra il fogliame ingiallito nel groviglio vivente in me;
esso, concimando le fondamenta dell’inganno,
riuscirà a scorgerti nuda
tra l’emozione provata dal fantastico ed il certo nel creato.
Una carezza al vento del tramonto
ed il riposo sottratto all’analfabeta
diventa culto per l’intelletto di un Sovrano
oscurato per il suo egoismo,
era forte della sua legge
ma non per quella della giustizia carismatica
di una donna nel pieno della sua natura amorosa.
Stilizzare per epoca moderna
una stanza in cui s’inceneriva l’atmosfera
creatasi nel rapporto tra noi stupide e trasparenti anime;
strumentare le decisioni per renderle culti insormontabili
agli orfani di sentimenti,
poco è servito dato il loro saper rendersi gioielli
 di un Paradiso sarcastico nei confronti del solo materiale amore.
Contendersi le funi provenienti dall’oscuro infinito
 con esse calarsi tra l’umano e l’animalesco.
Denudarsi delle sembianze ed immedesimarsi
tra i colori di cui si è circondati,
rendendosi conto che il piumato manto
ricoprente ancor la nostra cute
si sfila con diavoleria spontanea e suddita.
Una carezza al vento degli eventi,
 lontan dal mio essere innamorato dell’immagine tua,
imperfetta per la ragione degli stolti,
ma appariscente nella notte
come la lava fuoriuscente da un cratere afrodisiaco.
Il linguaggio con il quale descrivi il modo di star con l’umano,
 ferma un abbaio poc’anzi sordo delle frasi sussurrate,
per distoglierti dal sapor di vino di cui sanno le mie labbra,
finalmente le tue note hanno il giusto acuto
per essere innalzate nell’uragano dell’onnipotenza,
per mostrar la forza di quell’insieme
in cui vi è oppressa la longevità naturale
di un Discepolo sapiente del silenzio vivente
nei venti della vita.

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