mercoledì 28 novembre 2018

PAG.34




Non ti giustifico, epidemia d’amore,
tu non conosci le sofferenze di chi ti ha perduto per sempre;
in questo vico l’odore dell’umidità è intenso
ed assorbe tutte le emozioni sussurratemi da gatti spauriti,
le scarpe ormai logore dal cammino lasciano un’impronta ritmica
per seriosi insetti filtrati da grate arrugginite,
oh voi che penetrate nelle viscere della terra,
udite le vibrazioni del mio animo
e da esse carpitene il ricordo ancor vivente;
fatene tesoro, trascinatelo con voi la dove
è certo che le parole non servono.
Il mare mi viene incontro,
oh no! Sono io che vado incontro a lui,
che faccio, la brezza m’attira,
gli volto le spalle…,
ecco ora vedo le protese alture,
testimonianza di un innalzo del culto della vita
oltre quella accasciata al suolo,
chissà se lassù il gergo esistente
ha la stessa voce di quell’udita dai cuori
mentre le nostre bocche si sfioravano,
i panni stesi sovrastano il mio capo
sventolando la loro freschezza,
 i miei indossati sono intrisi di salsedine
ed appesantiti dagli oggetti ereditati dalle tue mani,
nulla può separarmi da loro,
in essi vi è il pegno delle fatiche subite per un futuro,
 oggi tradotto in un vuoto assoluto.
Un gabbiano impazzito mi si adagia tra le braccia
ricurve a far cuscino,
resto perplesso, sbalordito ed entusiasta,
 nel frattempo il suo candido piumato,
 mi fa sognar un volo nello stellato universo,
 la’ dove ancor persiste la scia della tua anima.
Follia di chi resta a coglier le emozioni lasciate in balia delle onde
 ed ancor cerca attraverso le sue fibrillazioni
lo stimolo per condursi fuori dal mosaico
che da noi unito ha formato
un’epidemia d’amore.

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