mercoledì 28 novembre 2018

PAG.94




Poggi il capo su di un palmo
ancor umido del sapor di ginestra,
la primavera ha composto i colori
che si riflettono nella luce dei tuoi occhi,
da essi traggo il fascino gioviale esultante nel tuo cuore
quando il sol pensiero resta
nel profumo di quel giardino
in cui s’incontrarono le nostre anime.
Vorrei parlarti di un sogno che mi tormenta
fin dal giorno in cui la tua leggenda è stata scolpita
nel granito di una musicante sala castellana.
Era lecito aggiungere alla tavola del gioco
i soprannomi accreditati ad ogni persona
 che entrasse a far parte di quel contesto,
dato che nel principio della favola erano solo crepe nei muri,
dalle quali era estratto il loro modo
di porgere il saluto del mattino.
Quest’edera cadente ricopre
la facciata dei sorrisi mostrati a gentil dame,
pronte ad evadere dalla noia frustante
di un culto a loro estraneo,
ma tu nell’immacolato abito
hai cesellato la ricchezza volgare del comun vivere,
essa dà il giusto distacco dalla calce
che imbratta i muri e dalle pezze intrise di sudore
indossate in strade fatte per raggiungere la corte.
Una la indosso io
con l’illusione di mimetizzarmi per l’ennesima volta
 tra tanto splendore.
Porto tra le mani,
l’ampolla in cui vi è custodita l’ansia estratta da emorragie irreali,
da sempre viventi in me
come depositate in pagine ingiallite da ricordo fanciullesco,
perché esse non sarebbero mai dovute svanire
insieme alla parte inumana a te presentata il giorno dell’eclissi.
La fusione è stata catastrofica ,
interposta tra le due eteree vite
vi era la luce rappresentante fino allora
la conoscenza del trasformismo dell’odio,
perso il suo controllo cercammo in ogni rete
un qualcosa che ci permettesse d’ostacolargli la sua fusione
con gli odori nati dall’intimo di noi stessi
ma il risultato fu la separazione dei sensi dal tatto;
infatti, non riesco a sentire i tuoi lobi tra i miei denti,
la magica lunghezza dei tuoi capelli
non riscalda la fodera dove poggerà il mio risveglio,
il tuo incamminarti verso la comune gente
non fa altro che confermare il tuo modo d’essere
un germoglio appartenente ad un altro emisfero
 dove io non posso esserci
perché prigioniero di un amore conosciuto
tra le tue dita.
Sara’ capace di illudere anche un sogno,
fino a spingerlo nella celestiale realtà di un uomo
che  non è mai esistito
perché egli è nato da una frase letta per errore
dall’impurità del tuo non essere mai stata libera,
libera per noi.

Nessun commento:

Posta un commento