Poggi
il
capo su di un palmo
ancor
umido
del sapor di ginestra,
la
primavera ha composto i colori
che
si riflettono nella luce dei tuoi occhi,
da
essi traggo il fascino gioviale esultante nel tuo cuore
quando
il sol pensiero resta
nel
profumo di quel giardino
in
cui s’incontrarono le nostre anime.
Vorrei
parlarti di un sogno che mi tormenta
fin
dal giorno in cui la tua leggenda è stata scolpita
nel
granito di una musicante sala castellana.
Era
lecito aggiungere alla tavola del gioco
i
soprannomi accreditati ad ogni persona
che entrasse a
far
parte di quel contesto,
dato
che nel principio della favola erano solo crepe nei muri,
dalle
quali era estratto il loro modo
di
porgere il saluto del mattino.
Quest’edera
cadente ricopre
la
facciata
dei sorrisi mostrati a gentil dame,
pronte
ad evadere dalla noia frustante
di
un
culto a loro estraneo,
ma
tu nell’immacolato abito
hai
cesellato la ricchezza volgare del comun vivere,
essa
dà il giusto distacco dalla calce
che
imbratta i muri e dalle pezze intrise di sudore
indossate
in strade fatte per raggiungere la corte.
Una
la indosso io
con
l’illusione di mimetizzarmi per l’ennesima volta
tra tanto splendore.
Porto
tra le mani,
l’ampolla
in cui vi è custodita l’ansia estratta da emorragie irreali,
da
sempre viventi in me
come
depositate
in
pagine ingiallite da ricordo fanciullesco,
perché
esse non sarebbero mai dovute svanire
insieme
alla parte inumana a te presentata il giorno dell’eclissi.
La
fusione è stata catastrofica ,
interposta
tra le due eteree vite
vi
era la luce rappresentante fino allora
la
conoscenza del trasformismo dell’odio,
perso
il suo controllo cercammo in ogni rete
un
qualcosa che ci permettesse d’ostacolargli la sua fusione
con
gli
odori nati dall’intimo di noi stessi
ma
il risultato fu la separazione dei sensi dal tatto;
infatti,
non riesco a sentire i tuoi lobi tra i miei denti,
la
magica lunghezza dei tuoi capelli
non
riscalda la fodera dove poggerà il mio risveglio,
il
tuo incamminarti verso la comune gente
non
fa altro che confermare il tuo modo d’essere
un
germoglio appartenente
ad
un altro emisfero
dove io non posso esserci
perché
prigioniero di un amore conosciuto
tra
le tue dita.
Sara’
capace di illudere anche un sogno,
fino
a spingerlo nella celestiale realtà di un uomo
che non è
mai esistito
perché
egli è nato da una frase
letta per errore
dall’impurità
del tuo non essere mai stata libera,
libera
per noi.
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