mercoledì 28 novembre 2018

PAG.86




Acini d’uva rossa giocano tra le dita,
rotolando vanno a chiudere lo spazio annesso tra l’angoscia
e le parole dettate dalla fantasia di una zingara innamorata,
nel riflesso della luna imprimono il proprio colore…
…..sfracellandosi!!!!,
come fossero l’antagonista della padronanza,
giustiziata dal tuo addio.
La fantasia dell’autunno
emerge da un prato ricoperto da intrecciati colori
che fino a ieri conoscevo solo attraverso i tuoi occhi,
il giovane canto vocalizzato da un’ombra aleggiante nello spoglio,
è in armonia col fresco vento penetrato dall’uscio rimasto socchiuso.
Avresti almeno potuto sbattere la porta, così un po’ di polvere
sarebbe andata a contrastare l’odore emanato dall’antico velluto
con il quale impedivi alla luce della vita di penetrare tra noi due.
Che tristezza ,sei fuggita come avevi  già fatto
a volte quando ero bambino,
ma allora era un perfido gioco
dettato da streghe appartenenti al mondo del fato.
Ora mi fai adagiare al supplente di un amore
che non ho mai imprigionato nel cuore.
L’amarezza di dover dire:
tra non molto mi inebrierò di ciò che mi circonderà
solo attraverso il ricordo,
mentre mi avvio verso il richiamo di un miagolio,
resto perplesso dall’improvviso cessar del profumo di terra umida,
esso penetrava nella mia mente come fosse un richiamo,
le mani si protraggono dove sentono la tua voce,
ma la dolcezza appartiene
 ad uva bianca.

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