Vedo
avvolgerti
nello scialle,
di
cui immagine prepotente è rappresentata da sublimi colori
nell’oblio
di un secolare passato.
Ne
ricevi calore indistintamente da come hai proposto il sorriso
all’attuale
custode,
pessimo
lettore di un legame simbolico,
ma
indispensabile ai fini di una catena
avente
inizio nel cuore dei nostri geni.
Usi
le dita dei piedi come percettori
di
un invisibile passaggio di genti a te sanguinee
il
cotto ti fornisce tutte le sensazioni necessarie a farti riflettere
dalle
fiamme di un timido camino scenografie perenni al bianco e nero.
Ne
vedi giostre musicali fatte girare intorno a plausi di gioia,
la
gestione d’esse da parte del volto materno conferma la mancanza primaria
di
una vera goccia di vita.
S’apre
d’improvviso l’uscio malconcio di quest’impero clandestino,
innanzi
ad occhi strabiliati si presenta l’elemosina del presente,
materializzata
in una sfera
avente
nella sua trasparenza le sembianze di collera e sterpaglia;
scoprendo
le spalle offri sensualità,
ed
il richiamo per l’elemento a te vicino si fa sempre più forte,
egli
scrive con un carbone tolto dal cesto dell’invidia
la
negazione a quell’incontro,
sente
il richiamo pulsargli nello stomaco
ma
frena la magia ingoiando la clessidra del tempo a disposizione,
per
mostrarsi fantasia del presente.
Ed
io mi innamoro sempre più del dipinto impresso nella luce della luna
penetrante
nel verde dei tuoi occhi nell’attimo in cui hai percepito il rifiuto,
il
cero si addormenta,
mentre
le labbra pronunciate dal viola di un rossetto
lasciano
la loro ombra sui bottoni di un vestito indossato per l’occasione,
il
candore d’esso meritava certo d’essere impregnato dal profumo di tabacco ,
ma
il fato ha voluto che poc’anzi tu indossassi quello scialle
che
un giorno diede calore al nudo di un corpo
di
cui mai conoscerai il volto
se
prima non imparerai a toccare con l’animo l’amore…
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