mercoledì 28 novembre 2018

PAG.53




L’albero delle croci…
Materassi spinti a forza
deprimono l’eleganza con la quale esso emerge
tra erbacei emananti strani aromi,
con ombre stilate si combatte per carpirne i loro spazi.
Ed il profondo sonno rilega il puzzo d’abiti male indossati
a carezze date da foglie ricoprenti barbe incolte.
Le vibrazioni provocate dal passaggio di pensieri,
omogenei ad un silenzio incolto,
non aiutano il respiro ad inalare polline di malva.
I bottoni di una giacca trovati in tasche altrui,
vengono deposti alle radici fuoriuscite
quasi a dire per l’eterno:
legata allo scuro sarà l’illusione d’uomini senza veli.
Ed il rialzo del mattino è assetato di vita,
 il tempo è breve per colmarsi del bisogno,
sul ferro della cinta un’altra tacca va a segnare
il tempo trascorso in terra sapida;
 le mani son pronte a tendersi sul riflesso di vetri chiusi,
nei quali è celata la paura di un rispecchio d’anima.
Ed or comincia a pungere il bianco nevischio,
 inutile risveglio per la sporca cute,
lo spago che ferma i mocassini
è ora di legarlo stretto alle doloranti caviglie,
la poca lana custodita nel caldo grido del proprio paese,
 andrà a coprire il freddo mento,
 tremante dalla paura di non poter nel futuro giorno
cibarsi dell’acerbo frutto.
Eppur mi vanto di te,
palude, quando assorbi il respiro degli angeli,
così facendo il fuoco che t’innalza fino alla superficie dei sogni,
trova il peccato celato dal grigiore di pianti nati da perversioni.
Entusiasmato dal cambiamento del tuo colore
di fronte a menti povere di capacità terrene,
provo ad immergere in te le dita dei piedi,
 il gelo le contorce quasi a rifiutare il loro volere,
ma l’uomo che le gestisce mostra la forza e la volontà di rinascere
anche nel rifiuto di una contorta Italia.

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