mercoledì 28 novembre 2018

PAG.57




La forza della parola
depositata ai bordi di misture composte senza amore,
da un elemento essenziale al silenzio,
tu
sei fuggita dallo sguardo indeciso di un uomo devoto al tuo calore,
hai indebolito il suo essere quando con un disordinato bacio,
calpestasti l’orgoglio e la vergine fedeltà,
ed ora ricerca non si sa bene cosa tra avanzi d’emozioni,
lasciate in lenzuola non più ricomposte,
rivolge le spalle a frustrazioni gelide per proteggere il biasimato pianto,
gente
lasciate sola con il suo tempo quell’inerme creatura
senza ragioni ed entusiasmo,
non calpestate il suo innanzi,
egli depone il palmo delle mani su immaginarie impronte,
lasciate in fretta da pantofole accecate da corpi senza grassi superflui.
Io
continuo ad esternarmi,
come fossi l’ultimo albero in un deserto di sale,
non posso mostrare le vive ferite del tuo ricordo
a nessuna goccia di sangue che mi circonda,
potrebbero solidificarsi nello splendore della tua immagine
 dandomi il dolore che non merito,
noi
cosa eravamo quando la primavera celava i suoi colori
al cospetto della nostra corsa,
cosa rappresentavano i silenzi tra gli scogli di mari sconosciuti,
cosa tremava nei nostri animi quando i sapori magici ed irruenti
squarciavano il momento, come il fulmine fa col cielo,
voi
con riso ed eccitazione,
 immaginate un trascino non più elegante, barbuto e rugoso
dal troppo tempo trascorso in ovattate nubi di gas cittadini,
invece tremendi equilibri castrano in angoli infelici
il cespuglio dei rifugi d’amor perduti,
esso brucerà e si dissolverà
come il nostro fiato faceva tra la nebbia,
 andando ad affiggere al sarcasmo
il magico ti amo.

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