La
forza della parola
depositata
ai bordi di misture composte senza amore,
da
un elemento essenziale al silenzio,
tu
sei
fuggita dallo sguardo indeciso di un uomo devoto al tuo calore,
hai
indebolito il suo essere quando con un disordinato bacio,
calpestasti
l’orgoglio e la vergine fedeltà,
ed
ora ricerca non si sa bene cosa tra avanzi d’emozioni,
lasciate
in lenzuola non più ricomposte,
rivolge
le spalle a frustrazioni gelide per proteggere il biasimato pianto,
gente
lasciate
sola con il suo tempo quell’inerme creatura
senza
ragioni ed entusiasmo,
non
calpestate il suo innanzi,
egli
depone il palmo delle mani su immaginarie impronte,
lasciate
in fretta da pantofole accecate da corpi senza grassi superflui.
Io
continuo
ad esternarmi,
come
fossi l’ultimo albero in un deserto di sale,
non
posso mostrare le vive ferite del tuo ricordo
a
nessuna goccia di sangue che mi circonda,
potrebbero
solidificarsi nello splendore della tua immagine
dandomi il dolore che non merito,
noi
cosa
eravamo quando la primavera celava i suoi colori
al
cospetto della nostra corsa,
cosa
rappresentavano i silenzi tra gli scogli di mari sconosciuti,
cosa
tremava nei nostri animi quando i sapori magici ed irruenti
squarciavano
il momento, come il fulmine fa col cielo,
voi
con
riso ed eccitazione,
immaginate un trascino non più elegante,
barbuto e rugoso
dal
troppo tempo trascorso in ovattate nubi di gas cittadini,
invece
tremendi equilibri castrano in angoli infelici
il
cespuglio dei rifugi d’amor perduti,
esso
brucerà e si dissolverà
come
il nostro fiato faceva tra la nebbia,
andando ad affiggere al sarcasmo
il
magico ti amo.
Nessun commento:
Posta un commento