Il
fazzoletto lasciato cadere giù verso gli scogli,
dissemina il profumo di cui lo impregnasti
tra
gli aghi di quei pini lanciati verso lo strapiombo
quasi
a testimoniare il voler del tuo animo.
Lasciati
accarezzare,
dona
i lineamenti del tuo volto al fervore delle mie labbra,
traduci
le lacrime versate al mare in rubini pronti
ad
adornare il fidanzamento;
il
gergo delle delusioni non deve angosciare la tua tenera età,
è
futuristica una vita senza grigiori,
ma
forse è un futuro in cui l’uomo non riuscirebbe a ritrovarsi
dato
che le sofferenze fanno parte del nostro essere.
Come
vedi sono qui accanto al vulnerabile nudo del tuo corpo
pronto
a proteggerlo
coprendolo
delle emozioni scritte in quel diario abbandonato
sul
ciglio della strada.
Gli
aranci di questo viale cantano al vento le passioni,
sussurrate
o incise ai loro corpi,
come
fossero pilastri per un paradiso celato ai nostri occhi.
Quel
paradiso in cui forse ci sono anche i nostri sentimenti
nei
quali si forgiava il giorno.
Un
vecchio passeggia ansioso di veder la calma del mare sottostante.
Ma
la brezza è forte ed inclina anche l’ombra della luna,
quindi
il poter pescare l’alga della forza resta un’improbabile illusione;
borbottando
contrariato dal risultato,
volta
le spalle svanendo nel nero catrame;
per
oggi la ciotola dell’amore è ancor colma delle sue dolcezze:
le
nostre anime.
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