mercoledì 28 novembre 2018

PAG.59




Quando la voce non ha volto,
ma la sua essenza t’inebria del conforto mancante,
socchiudi gli occhi alla ricerca del suoi misteriosi colori,
vorresti riconoscerti in quella dolcezza sconosciuta
 e dai canto al vento con parole senza senso,
il corpo trasuda emozioni inumidendo i libri sui quali sei salito
per innalzare le tue ragioni fino all’inferriata
che divide la saggistica dal concreto.
T’accorgi d’avere il naso lungo,
quando la pioggia battente su cristalli innaturali,
attira la tua attenzione riflettendo il volto sugli stessi,
sporchi da fumi di candele solitarie.
Estrai da un’improbabile tasca la stoffa crescente,
con essa cancelli le ombre che opprimono lo spazio
interposto tra la timida gioia innata nel silenzio
e le vertigini sacrosante provate dall’alto dell’amaro amore,
esso omogeneo agli indirizzi fasulli,
tradotti dagli spartiti lasciati lì incompleti,
da musicati d’altre terre.
Il sonno prende la mente solitaria
portandola con nella luce emessa dal tuo sguardo
ed il viaggio ha inizio senza l’aiuto del profumo
ormai stanco di un timido gladiolo,
anch’esso ammonito della sua nascita improvvisa
 tra le rosee orchidee di paese.
Il cammino, lento sotto le pronunciate ringhiere,
 fa sì che si possano ben osservare
 i distinti indumenti appesi per il prossimo asciugarsi delle fatiche
strumentalmente inventate,
nel segno di un bagliore futuristico
deciso al non morire delle donazioni d’altri.
Ha piovuto parecchio in questo deserto d’atmosfere mistiche,
l’ormai fertile contrasto tra la demagogia inflitta
ed il versatile volere, consapevoli del non futuro,
si amalgamano tra i lieviti di un pane musicante per poche orecchie
ed un vino acetato da salivanti sorsi di non comune gente.
Un corpo da passeggio,
 così è descrivibile l’isolata forza protratta verso il fermo luogo
in cui la dignità lavorativa dà all’umile uomo
l’inimmaginabile forza per estrarre da barattoli vuoti
le sarcastiche frasi celate a monte d’entità superbe
per il misero in terra.
Ma l’odio sarà decorato ed incorniciato
 nell’arieggiante atmosfera regnante in quel tempo,
rimasto dietro le persiane che ora si vanno a calare;
così nell’immediato essere sarò un sordomuto
climatizzato dal gioco di un riflesso.

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