Lascio
cader
la lacrima dell’addio sul profilo dell’incoscienza,
Il
limite delle labbra l’accoglie
scoprendone
la meravigliosa esperienza vissuta in un gioco,
non
era il solito amore,
ma
l’importanza di un essere vivente nell’orgoglio
e
l’ingiustizia di una mentalità infantile.
Coronandomi
i giorni futuri sul fatato tuo seguirmi nell’impossibile,
ne
traggo gioia e serenità,
celestiale
angelo accogli l’elegante mio pensarti nel soffuso
di
queste luci in cui un floreale accarezzarti
sarà
l’ombra del futuro cammino.
Uno
scontroso sguardo cerca di intimidirmi
mentre
bevo succo di ciliegia
il
rossore d’esso aiuta la candida carne a celare
la verità,
sei
la
concretezza per
lo sconosciuto cammino
intrapreso
con audacia e vitalità senza che il mantello tuo
possa ripararmi dal freddo del mistero.
Un
muro calcinato riporta un esempio di anzianità,
nel
suo graffito vi sono impressi zoccoli di legno
lasciati tra foglie di alloro,
il
cielo sovrastante tale natura
ricorda
lo stesso azzurro degli occhi
di
chi mi affiancava in tale opera,
per
ricordar il volo di un amore nudo di ostilità
vi
sono le ali di un gabbiano
aleggianti
tra lo splendore di un sorriso
ed
il verde di un lago nato dal più sontuoso dei ghiacciai.
Mi
ritiro nel silenzio per affrontare il linguaggio
con
il quale l’animo comunica con il corpo,
ne
sento le vibrazioni,
esse
provengono da
un inconscio fluido ma conservatore,
dicono
poco sul futuro
che
possono incontrare le arroganze possessive
ed il
donarsi con fragilità.
Eppur
c’è qualcosa che mi conduce alle pendici di una sorgente,
solenne
al profumo di viola
mi
ci inginocchio lavandomi il viso,
l’acqua
cadente va a rinfrescare un cuore battente dall’emozione
per
averla trovata,
la
limpidezza trionfa donandosi al vento
andando
ad inebriare sua maestà lo scuro
quello
che armonicamente destava sospetto
quando
nel suo fato
trasmetteva
un sogno dipinto con la timidezza,
che
le mani riuscivano a materializzare
nel
segno di una prossima lacrima.
Nessun commento:
Posta un commento