mercoledì 28 novembre 2018

PAG.74




Lascio cader la lacrima dell’addio sul profilo dell’incoscienza,
Il limite delle labbra l’accoglie
scoprendone la meravigliosa esperienza vissuta in un gioco,
non era il solito amore,
ma l’importanza di un essere vivente nell’orgoglio
e l’ingiustizia di una mentalità infantile.
Coronandomi i giorni futuri sul fatato tuo seguirmi nell’impossibile,
ne traggo gioia e serenità,
celestiale angelo accogli l’elegante mio pensarti nel soffuso
di queste luci in cui un floreale accarezzarti
sarà l’ombra del futuro cammino.
Uno scontroso sguardo cerca di intimidirmi
mentre bevo succo di ciliegia
il rossore d’esso aiuta la candida carne a celare  la verità,
sei la concretezza per lo sconosciuto cammino
intrapreso con audacia e vitalità senza che il mantello tuo
 possa ripararmi dal freddo del mistero.
Un muro calcinato riporta un esempio di anzianità,
nel suo graffito vi sono impressi zoccoli di legno
 lasciati tra foglie di alloro,
il cielo sovrastante tale natura
ricorda lo stesso azzurro degli occhi
di chi mi affiancava in tale opera,
per ricordar il volo di un amore nudo di ostilità
vi sono le ali di un gabbiano
aleggianti tra lo splendore di un sorriso
ed il verde di un lago nato dal più sontuoso dei ghiacciai.
Mi ritiro nel silenzio per affrontare il linguaggio
con il quale l’animo comunica con il corpo,
ne sento le vibrazioni,
esse provengono da un inconscio fluido ma conservatore,
dicono poco sul futuro
che possono incontrare le arroganze possessive
 ed il donarsi con fragilità.
Eppur c’è qualcosa che mi conduce alle pendici di una sorgente,
solenne al profumo di viola
mi ci inginocchio lavandomi il viso,
l’acqua cadente va a rinfrescare un cuore battente dall’emozione
per averla trovata,
la limpidezza trionfa donandosi al vento
andando ad inebriare sua maestà lo scuro
quello che armonicamente destava sospetto
quando nel suo fato
trasmetteva un sogno dipinto con la timidezza,
che le mani riuscivano a materializzare
nel segno di una prossima lacrima.

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