mercoledì 28 novembre 2018

PAG.64




A volte i tuoi silenzi riescono ancora a sorprendermi,
anche quando i suoni che vengono dal regno del tacito assenso
si fanno prepotenti al mio udito.
Mostri cautamente allo specchio i limiti del tuo corpo
denudato al fin di scoprirti ancor donna;
la polvere ormai tralasciata nelle persiane
è decisamente favorevole al chiaror dei tuoi occhi,
ormai stanchi di essere osannati
dal fanatismo di superbi uomini dotti solo del tuo fascino.
Ma io ti amo per il tuo saper volare dentro di me
 pur sapendo che il vuoto è ormai mio padrone,
sai germogliare tra i rovi lasciati nel tempo  dal mio modo di vivere la luce
riflessa da ciò che si è fatto chiamare amore,
 ripropongo al leggendario sarcasmo un po’ di serietà nell’abbracciarti
 e racchiuderti in un foglio di carta velina
che poc’anzi conteneva il budello di Sua Maestà:
il matrimonio.
L’urlo della libertà è a fin di pelle,
sta combattendo con l’ansia dell’abbandono
fuoriuscente dal tuo corpo ma nulla può fermarmi,
 il calice del vino mi offre l’ultimo sorso, mi aiuterà a mandar giù quel nodo,
 in cui è racchiuso il non detto a chi era l’apice della vita.
Nei coriandoli che ancor vivono sopra il mobilio di una stanza
 chiusa in nostra gioventù,
vi è racchiusa la tragedia del tuo spogliarti
 nelle rugiade d’altri giardini, era sofferente la sosta nella nebbia,
 soprattutto quando questa impediva di veder
chi in effetti ti faceva ascoltar doni d’amore,
un giorno il grembo tuo ringraziò Dio,
 ma il peccato dell’incoscienza non ti permise di gioir dell’evento;
il perdono è stato solo dell’Onnipotente
 di cui io mi vergognavo solo a pronunciarne il nome,
i camini fumano, l’odor della legna
mi riporta per un attimo alle nude sere,
passate a cercar tra i boschi l’ultimo fiore,
il giovane muschio dettava il tempo, a volte era troppo tardi,
anche l’ultimo petalo era stato calpestato dall’incoscienza
di chi ci aveva preceduto,
ciò nonostante non è servito per insegnarci a muoverci in anticipo,
prima d’ogni disavventura, prima del vento,
come quello che in quest’istante avvolge il volto mio;
 allungherò il passo perché in quest’angolo di vita mi sento soffocare,
 non sono più giovane,
ma la trasparenza al di là del sentiero mi aspetta,
ed io donerò a lei l’anima mia, quell’anima che tu, dolce estate,
non hai mai saputo comprendere, quando io autunno mi interposi
 tra te e l’inverno.

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