A
volte
i tuoi silenzi riescono ancora a sorprendermi,
anche
quando i suoni che vengono dal regno del tacito assenso
si
fanno prepotenti al mio udito.
Mostri
cautamente allo specchio i limiti del tuo corpo
denudato
al fin di scoprirti ancor donna;
la
polvere ormai tralasciata nelle persiane
è
decisamente favorevole al chiaror dei tuoi occhi,
ormai
stanchi di essere osannati
dal
fanatismo di superbi uomini dotti solo del tuo fascino.
Ma
io ti amo per il tuo saper volare dentro di me
pur sapendo che il vuoto è ormai mio padrone,
sai
germogliare tra i rovi lasciati nel tempo
dal mio modo di vivere la luce
riflessa
da ciò che si è fatto chiamare amore,
ripropongo al leggendario sarcasmo un po’ di
serietà nell’abbracciarti
e racchiuderti in un foglio di carta velina
che
poc’anzi conteneva il budello di Sua Maestà:
il
matrimonio.
L’urlo
della libertà è a fin di pelle,
sta
combattendo con l’ansia dell’abbandono
fuoriuscente
dal tuo corpo ma nulla può fermarmi,
il calice del vino mi offre l’ultimo sorso, mi
aiuterà a mandar giù quel nodo,
in cui è racchiuso il non detto a chi era
l’apice della vita.
Nei
coriandoli che ancor vivono sopra il mobilio di una stanza
chiusa in nostra gioventù,
vi
è racchiusa la tragedia del tuo spogliarti
nelle rugiade d’altri giardini, era sofferente
la sosta nella nebbia,
soprattutto quando questa impediva di veder
chi
in effetti ti faceva ascoltar doni d’amore,
un
giorno il grembo tuo ringraziò Dio,
ma il peccato dell’incoscienza non ti permise
di gioir dell’evento;
il
perdono è stato solo dell’Onnipotente
di cui io mi vergognavo solo a pronunciarne il
nome,
i
camini fumano, l’odor della legna
mi
riporta per un attimo alle nude sere,
passate
a cercar tra i boschi l’ultimo fiore,
il
giovane muschio dettava il tempo, a volte era troppo tardi,
anche
l’ultimo petalo era stato calpestato dall’incoscienza
di
chi ci aveva preceduto,
ciò
nonostante non è servito per insegnarci a muoverci in anticipo,
prima
d’ogni disavventura, prima del vento,
come
quello che in quest’istante avvolge il volto mio;
allungherò il passo perché in quest’angolo di
vita mi sento soffocare,
non sono più giovane,
ma
la trasparenza al di là del sentiero mi aspetta,
ed
io donerò a lei l’anima mia, quell’anima che tu, dolce estate,
non
hai mai saputo comprendere, quando io autunno mi interposi
tra te e l’inverno.
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