Sale
in
gola…
Calligrafie di cristallo descrivono,
data
la secchezza delle parole,
lodi
inebrianti sgrovigliate da musica etnica.
Caviglie
imprigionate ad una corta corsa,
danno
agio al silenzio del deserto
di
rotolarsi in sabbie sconosciute
rubate
a lontani mari.
È
facile incespicarsi in sensi ribelli ed amor costretti
se
il fiato non dà sollievo al detto del pensiero.
È
gracile il destino di fronte alla strafottenza
dell’insipido
sapere,
d’essere
unico per quella persona detta anche…
il
mio unico amore.
I
singhiozzi, sentiti attraverso la trasudazione dei corpi,
trovano
beccandosi con i granelli ed il loro sfogo,
l’immagine
di quel demoniaco sogno
che
ha fatto fossile il nostro carattere.
Serpe
che in me ti rotoli
tramandami
l’oscurità nella quale stornelli l’ansia,
dato
che è tempo che non provo più paure terrene;
temprami
al saper esternar con grido
il
lamento di un mare morto
facendolo vivere nelle vergini acque
sorgenti
alle estremità di dolci fanghi.
Tempeste
ad inghiottir le vele
che
sfruttano le mie carni solo per orgoglio.
Fulmini
e tuoni per i vostri timpani
che
più non odano lo sfracellarsi dei cristalli
sugli
scritti lasciati in granelli di sale
sciolti
ormai in acque insapori.
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