mercoledì 28 novembre 2018

PAG.19





 Sale in gola…
 Calligrafie di cristallo descrivono,
data la secchezza delle parole,
lodi inebrianti sgrovigliate da musica etnica.
Caviglie imprigionate ad una corta corsa,
danno agio al silenzio del deserto
di rotolarsi in sabbie sconosciute
rubate a lontani mari.
È facile incespicarsi in sensi ribelli ed amor costretti
se il fiato non dà sollievo al detto del pensiero.
È gracile il destino di fronte alla strafottenza
dell’insipido sapere,
d’essere unico per quella persona detta anche…
il mio unico amore.
I singhiozzi, sentiti attraverso la trasudazione dei corpi,
trovano beccandosi con i granelli ed il loro sfogo,
l’immagine di quel demoniaco sogno
che ha fatto fossile il nostro carattere.
Serpe che in me ti rotoli
tramandami l’oscurità nella quale stornelli l’ansia,
dato che è tempo che non provo più paure terrene;
temprami al saper esternar con grido
il lamento di un mare morto
 facendolo vivere nelle vergini acque
sorgenti alle estremità di dolci fanghi.
Tempeste ad inghiottir le vele
che sfruttano le mie carni solo per orgoglio.
Fulmini e tuoni per i vostri timpani
che più non odano lo sfracellarsi dei cristalli
sugli scritti lasciati in granelli di sale
sciolti ormai in acque insapori.

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