Un
giorno
mentre la luna rifletteva i suoi raggi
tra
il verde di querce secolari
accarezzavo
i lineamenti del tuo viso,
con
le dita ti aprivo le labbra per immergervi
ciò
che l’ombra del turbamento fino a quell’attimo celava,
con
silenzioso rispetto.
Senso,
ti
chiamerò così nella leggendaria atmosfera
che
si andrà a creare in questo solenne attimo.
Sento
che ti stai abbandonando al vento
portatore
di profumi veggenti di primavere orientali
Vorrei
che un vortice solare
ci
innalzasse fino al suo incandescente essere,
li
bacerei il verde dei tuoi occhi e frescura mi daranno.
Mi
perderei nei tuoi sospiri,
carpirei
tutte le nostalgie lasciate nel vuoto di un astro
e
le distruggerei per ridarti serenità.
Senso,
sei
il cammino mancato innanzi all’immensità vissuta
dal
già
fragile
amore,
i
violini accompagnano la tua melodiosa voce mentre mi sussurra
l’angoscia
rimasta a far compagnia al resto del giorno,
la
paura responsabile del biancore del tuo volto
è
anche padrona del buio circostante la casa
in
cui andremo a dipingere le giunture tra i marmi e le pietre.
Senso,
lasciasti
alcune pagine del tuo diario
tra
paglia intrecciata per farne scudi,
l’appassionante
nemico si fermava prima dell’approccio
per
leggerne l’ansia descritta,
tratto un contorto addio
nei
confronti di mestanti padroni di sentimenti,
si
limita a scalfire con la spada il cuore
di un bugiardo
Senso.
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