mercoledì 28 novembre 2018

PAG.81




Un giorno mentre la luna rifletteva i suoi raggi
tra il verde di querce secolari
accarezzavo i lineamenti del tuo viso,
con le dita ti aprivo le labbra per immergervi
ciò che l’ombra del turbamento fino a quell’attimo celava,
con silenzioso rispetto.
Senso,
ti chiamerò così nella leggendaria atmosfera
che si andrà a creare in questo solenne attimo.
Sento che ti stai abbandonando al vento
portatore di profumi veggenti di primavere orientali
Vorrei che un vortice solare
ci innalzasse fino al suo incandescente essere,
li bacerei il verde dei tuoi occhi e frescura mi daranno.
Mi perderei nei tuoi sospiri,
carpirei tutte le nostalgie lasciate nel vuoto di un astro
e le distruggerei per ridarti serenità.
Senso,
sei il cammino mancato innanzi all’immensità vissuta
dal già fragile amore,
i violini accompagnano la tua melodiosa voce mentre mi sussurra
l’angoscia rimasta a far compagnia al resto del giorno,
la paura  responsabile del biancore del tuo volto
è anche padrona del buio circostante la casa
in cui andremo a dipingere le giunture tra i marmi e le pietre.
Senso,
lasciasti alcune pagine del tuo diario
tra paglia intrecciata per  farne scudi,
l’appassionante nemico si fermava prima dell’approccio
per leggerne l’ansia descritta,
 tratto un contorto addio
nei confronti di mestanti padroni di sentimenti,
si limita a scalfire con la spada il cuore  di un bugiardo
Senso.


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