Il
sapor
del mare scuro,
fremente
ed irrisoria la nebbia che vi si adagia,
coprendone
l’entusiasmante vastità
dalla
quale cerco di trarre ogni minima emozione
oltre
l’ondeggiar confuso racchiuso in me.
Toccandomi
le labbra sento la freschezza del vento,
esso
padrone di ciò che vi è tra le onde ed il mio pensiero.
La
vera solitudine ricercata nella rotta
disposta
dalla generosità di un cuore marinaio
insaziabile
selettore del vivere tra il dolce ed il salato.
L’accostamento
di strane figure ai colori dell’orizzonte
trasformano questo navigar
in
un gelido ma entusiasmante viaggio verso feste esotiche,
a
volte si partecipa anche senza ammainar
le vele,
è
sufficiente calarsi nel profondo scuro
per
trovar l’origine del paradiso calpestato.
Una
vera meraviglia scoprir
che
nonostante il luminoso sole non vi siano ombre
tranne
quelle riflesse sui nostri corpi dagli spruzzi d’acqua
vergine
di conoscenza,
essi
nati nel breve ritmo tra lo sfregarsi di una fitta vegetazione
e
l’infinito amalgamarsi di questo splendido azzurro.
Mentre
pesco il pasto del giorno,
sono attratto da un tronco solitario,
prepotente
a dir il vero il suo andar
data
la calma piatta da cui sono circondato,
aspetto
che passi a fil di braccia
ma
la sconvolgente vista della sua superficie,
ghiaccia
il sangue mio, vi è raffigurata la danza poc’anzi udita,
le
note sono impresse col fuoco
mentre
gli occhi dei volti danzanti sono attraversati da leggere onde,
quasi
a rappresentar lacrime, in me suscitano ansia,
forse
perché indirettamente sento che non appartengono a dolore fisico,
in
ogni goccia vi è una macchia scura impenetrabile, ricordo,
lasciai
la stessa immagine nella strada,
in
cui io per primo seminavo immondizia
con proprietà ostili alle fonti del respiro,
alzo
gli occhi quasi per incanto
e
m’accorgo d’essere circondato
dall’inizio
di cosa vi è ora di là del viaggio,
mi
nego il tuffo sono consapevole di ciò
a
cui vado
incontro,
se
mi immergo in quest’istante
non
sopporterei l’affronto al mio corpo
da
parte dell’intollerato della terra ferma,
così
digiuno anche per oggi
e
comincio ad esprimermi verso il disastro con la forza che mi resta.
Aiutandomi
con i riflessi delle stelle
accolgo
nello scafo il rifiuto dei miei simili.
Se
riuscirò a raggiungere il luogo dell’incontro
trasformerò
l’acuto urlo della vita
in
una futuristica sazietà,
il
sapor del mare scuro
resterà
un ricordo
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