mercoledì 28 novembre 2018

PAG.78



Il sapor del mare scuro,
fremente ed irrisoria la nebbia che vi si adagia,
coprendone l’entusiasmante vastità
dalla quale cerco di trarre ogni minima emozione
oltre l’ondeggiar confuso racchiuso in me.
Toccandomi le labbra sento la freschezza del vento,
esso padrone di ciò che vi è tra le onde ed il mio pensiero.
La vera solitudine ricercata nella rotta
disposta dalla generosità di un cuore marinaio
insaziabile selettore del vivere tra il dolce ed il salato.
L’accostamento di strane figure ai colori dell’orizzonte
 trasformano questo navigar
in un gelido ma entusiasmante viaggio verso feste esotiche,
a volte  si partecipa anche senza ammainar le vele,
è sufficiente calarsi nel profondo scuro
per trovar l’origine del paradiso calpestato.
Una vera meraviglia scoprir
che nonostante il luminoso sole non vi siano ombre
tranne quelle riflesse sui nostri corpi dagli spruzzi d’acqua
vergine di conoscenza,
essi nati nel breve ritmo tra lo sfregarsi di una fitta vegetazione
e l’infinito amalgamarsi di questo splendido azzurro.
Mentre pesco il pasto del giorno,
 sono attratto da un tronco solitario,
prepotente a dir il vero il suo andar 
data la calma piatta da cui sono circondato,
aspetto che passi a fil di braccia
ma la sconvolgente vista della sua superficie,
ghiaccia il sangue mio, vi è raffigurata la danza poc’anzi udita,
le note sono impresse col fuoco
mentre gli occhi dei volti danzanti sono attraversati da leggere onde,
quasi a rappresentar lacrime, in me suscitano ansia,
forse perché indirettamente sento che non appartengono a dolore fisico,
in ogni goccia vi è una macchia scura impenetrabile, ricordo,
lasciai la stessa immagine nella strada,
in cui io per primo seminavo immondizia
 con proprietà ostili alle fonti del respiro,
alzo gli occhi quasi per incanto
e m’accorgo d’essere circondato
dall’inizio di cosa vi è ora di là del viaggio,
mi nego il tuffo sono consapevole di ciò a cui vado incontro,
se mi immergo in quest’istante
non sopporterei l’affronto al mio corpo
da parte dell’intollerato della terra ferma,
così digiuno anche per oggi
e comincio ad esprimermi verso il disastro con la forza  che mi resta.
Aiutandomi con i riflessi delle stelle
accolgo nello scafo il rifiuto dei miei simili.
Se riuscirò a raggiungere il luogo dell’incontro
trasformerò l’acuto urlo della vita
in una futuristica sazietà,
il sapor del mare scuro
resterà un ricordo

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