mercoledì 28 novembre 2018

PAG.55




E’ deprimente l’insulto al compasso
quando con un deciso segno delinea il sogno inverso della vita.
Maestro di colori, pretenzioso d’agganci inverosimili,
con mastice fangoso attrai le rose tee
mentre donano a carnivore compagne le loro spine.
Socchiudendo gli occhi mi rifletto in gocce di sudore
cadenti a scroscio tra limpida rugiada.
Il profumo del caffè è stato assaporato dalle tue labbra,
libere di dare impronta al petto mio.
Ripiego il foglio e di nuovo in vita gioco,
calpesto l’odio per tratti irregolari
e con morsi atavici lascio nel vuoto
l’addormentato insulto tratteggiato dal compasso.
Aldilà d’angoli distorti,
poc’anzi inchiostrati a getto, vi depongo il mio restante,
il freddo mi prende al sentir con forza indiretta
i nervi del nudo dei tuoi piedi
quando poggiano con forza su un tappeto color cenere,
in esso lasci l’elemosina del giorno,
in esso deponi un sarcastico pensiero:
prima che le fiamme traggano l’umido dalla pergamena,
un prezioso abbraccio al nudo di tuo figlio
che scalpitante ti trasmette la volontà del Verbo;
baciar il furbo dei suoi occhi che riproducono il canto degli Angeli,
custodi dello scritto in cui si leggerà:
il bambino ormai uomo non ti accoglie nel suo pensiero,
la sua carne è apostrofata da segni zodiacali
che all’apice della sera diventano maniacali.
Il fluido del suo corpo è ostacolato
dalle spine gestanti nel cerchio.
Sulla cattedra manca lo strumento per il sorriso
che determinante allora stava
su labbra di rossetto.

Nessun commento:

Posta un commento