mercoledì 28 novembre 2018

PAG.24




Il confine del mio sguardo è segnato da grandine d’amarene,
che sature d’esperienza lasciano mature schiume
per tempeste desertiche ed insolite semine.
Il vento castiga con un vortice estratto da acerbe colture
le poche sottolineate unioni d’analoghe fusioni
ribollenti in odi tramandate da cuori servi d’innesti poco terreni;
e piango, piango forte dentro mentre il mandorlo fiorisce
e le mani tue tremano allo sfiorarti delle mie labbra.
Un debole schiaffo tempra il furore
con il quale vorresti stringere i brividi del mio corpo,
deboli passi trasformano la strada
percorsa con un abbraccio al trascorso,
come quando il desiderio era…
poter essere la tua persona, il tuo pensiero,
il tuo essere un vero amore nudo nel gelo del silenzio.
Volontà che respiri ora di sguardi sbalorditi
dal vedermi avvolto nel corpo di una conchiglia,
così abbandono il mio elegante essere stato
il disegno di capricciose foglie.
Assorto nel nuovo ondeggiar,
l’animo si addentra in malinconici ricordi e…
deformi carezze lasciano il segno in profondi solchi
inumiditi dal passaggio di lingue Sanguinee.
Ricadono sul guscio a me donato
pesanti ombre trainate da anime inquiete
anch’esse estradate da nature lontane.
Il profumo del risveglio è secco ed esterrefatto
dal modo in cui barriere create da carne disciolta
riescono ad assorbirne più dell’essenza inarieggiata.
Ed il disincanto avviene,
dai colpi che la nuova pioggia trasmette sul mio capo
e senza pietà si dissabbia il letto in cui andrò a lasciare
il riposo della vita.
Un giorno un fossile a spirale racconterà di un passaggio cieco,
che solo con la forza dell’olfatto,
ha diviso il mare dalla terra per estrarre il mio ieri addormentato,
ed i semi ormai liquidi
sono in assorbimento dalla vista di talpe terrene,
mentre cori stonati tracciano le gallerie
in cui esse andranno a rispondere
di terra putrida.

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