Il
confine
del mio sguardo è segnato da grandine d’amarene,
che
sature d’esperienza lasciano mature schiume
per
tempeste desertiche ed insolite semine.
Il
vento castiga con un vortice estratto da acerbe colture
le
poche sottolineate unioni d’analoghe fusioni
ribollenti
in odi tramandate da cuori servi d’innesti poco terreni;
e
piango, piango forte dentro mentre il mandorlo fiorisce
e
le mani tue tremano allo sfiorarti delle mie labbra.
Un
debole schiaffo tempra il furore
con
il quale vorresti stringere i brividi del mio corpo,
deboli
passi trasformano la strada
percorsa
con un abbraccio al trascorso,
come
quando il desiderio era…
poter
essere la tua persona, il tuo pensiero,
il
tuo essere un vero amore nudo nel gelo del silenzio.
Volontà
che respiri ora di sguardi sbalorditi
dal
vedermi avvolto nel corpo di una conchiglia,
così
abbandono il mio elegante essere stato
il
disegno di capricciose foglie.
Assorto
nel nuovo ondeggiar,
l’animo
si addentra in malinconici ricordi e…
deformi
carezze lasciano il segno in profondi solchi
inumiditi
dal passaggio di lingue Sanguinee.
Ricadono
sul guscio a me donato
pesanti
ombre trainate da anime inquiete
anch’esse
estradate da nature lontane.
Il
profumo del risveglio è secco ed esterrefatto
dal
modo in cui barriere create da carne disciolta
riescono
ad assorbirne più dell’essenza inarieggiata.
Ed
il disincanto avviene,
dai
colpi che la nuova pioggia trasmette sul mio capo
e
senza pietà si dissabbia il letto in cui andrò a lasciare
il
riposo della vita.
Un
giorno un fossile a spirale racconterà di un passaggio cieco,
che
solo con la forza dell’olfatto,
ha
diviso il mare dalla terra per estrarre il mio ieri addormentato,
ed
i semi ormai liquidi
sono
in assorbimento dalla vista di talpe terrene,
mentre
cori stonati tracciano le gallerie
in
cui esse andranno a rispondere
di
terra putrida.
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