Mentire
all’immagine.
Canto
d’onore sofferto e richiuso nell’animo di un elegante sogno…
il
mio, nella tua non presenza.
Contesto
difficile,
sarcastico, burbero
ma
libero da ogni pressione e moralismo.
Nell’inginocchiarsi
sopra giovane edera e nel sentir l’umido
che
ti sale su per l’inconscio,
scopro
l’essenza della frustante timidezza,
essa
causa principale del voltar la schiena ogni volta
che
mi trovo davanti al verde dei tuoi occhi.
Destinare
a volte il fiato alle onde del mare,
serve a dar calma al confine,
lì
nell’orizzonte,
dove
vanno ad unirsi all’inspiegabile mistero dell’universo.
Ed
il freddo ti prende dentro,
allora
ricerchi il caldo divulgato dalla sabbiosa terra
ma
essa t’acceca e lascia spazio solo all’udir del vento...
resta
il nulla ,
nulla
è da esso trasportato o forse l’amore perso ha troppo peso
perché
possa vagare nel vuoto.
Musicante
di un paese vicino
dille
che non ho più erbe aromatiche per gustare il sale,
dille
che l’ora del gioco ha ormai lasciato spazio
a
momenti di solo lacrime ed ansie.
Gestore
del pentimento,
evidenzia
in cristalli fuggiaschi gocce color rubino,
in
loro è trasmesso il fervore che convive con l’angoscia,
trascina
quel tesoro d’umiltà
fin
dove le sue labbra in attimi di legittima libertà
portan
sapore.
Incorona
anche un solo istante del suo pensiero
rivolto
al nostro stringersi,
credile
anche se le sorridono gli occhi,
credile
anche se la sua chioma non ha più i colori
che
desideravo accarezzare.
Questa
sera berrò vino senza l’ausilio di alcun bicchiere,
lascerò
che le labbra sfiorino la terracotta dell’anfora
in
cui sarà versato,
terrò
lontano i colori del tramonto socchiudendo le persiane,
lascerò
che una intrigante musica
si adagi nel sonno che mi verrà incontro,
così
chiuso nel gergo del silenzio andrò ad ingannare
un’altra
immagine.
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