mercoledì 28 novembre 2018

PAG.04




Fuga distorta dei tuoi gesti
nei confronti della luce che ti assottiglia.
Strano paragone vorresti immergere ora con molta furbizia,
nelle gocce a te prostrate.
Trascorre anche il limite,
ma tu ancor non cadi in quel baratro
che in fin dei conti vorresti contenesse nel suo infero
anche l’ultima luce a noi affidata.
Un nome percorre intere generazioni,
il gene può arrestarsi al pronome dei suoi avi,
eppur la fuga può con il suo silenzio
riportarti nel presente del mio essere;
perché sarà solo in me che tu riconoscerai il figlio tuo.
Ed il padre mio resta incantato dal veder gioioso
lo scritto con il quale racconto il vivere del tempo,
in cui il sudore dei nostri corpi si assomiglia.
Ed or che al di sotto delle ginocchia
il pianto si attorciglia alla tua voce,
il brivido mi prende e mi riporta su dal baratro
al cospetto di un’accecante elemosina.
Mi manchi,
e questa è la descrizione di un animo senza di te:
Papà.

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