mercoledì 28 novembre 2018

PAG.36




 Filaccioso erbaceo modellato da un vento caldo,
t’intrecci al pensier contorto di un misero mercante.
Ottuso è lo spazio annesso tra il canto
e l’omogenea voce sospirata
per la vendita di scrostati e putridi indumenti,
questi sono intrisi di sudori multietnici
ma il puzzo li accomuna.
Il peso adagiato al suolo asseconda la fatica,
ma il viscido che inzuppa il poco cuoio,
 rende i piedi deboli perché si possa sopportare
la luce fino a sera.
E si dedica al dolce fumo di un sigaro stortato,
il succo di un frutto sacro
all’animale che trascinerà il resto di un giorno
nello schiumoso dire di gente frastornata.
Piove sul contrasto di una verità pudica,
piove sul fango che ha osato sporcare
il lucido dei tuoi mocassini,
piove sulla nullità assoluta di quei gesti
mostrati a scarni giardini,
piove dalla forma inverosimile di te
rosa d’inverno.
Il senso buono è calato sul burbero fare
di uno stolto uomo,
proteso alla rivolta,
contro chi inibisce ai profumi di impregnarsi a saponi
intrisi sì di falsi colori,
ma poveri di volontà al lavar le carni d’altri.
L’unità tra l’umido della natura
ed il marciume di strafottenze umane,
fa sì che il tuo sonno non avvenga,
dopo le mostranze d’infiniti e magici rispecchi,
o vellutata, ma nera
rosa d’inverno!!!

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