mercoledì 28 novembre 2018

PAG.14




Il ner di scoglio schiumando assilla
il severo detto del tuo vivere infelice.
Il mare è grasso,
e la linfa del tuo corpo gli si amalgama nell’andargli incontro,
con il vuoto e l’ansia mordenti la poca luce
che ancora illumina le trincee della lontananza.
Il volto è caldo dei tuoi baci e perso nella fantasia del nostro detto,
il libero estro nella ricerca del mai pensato,
ci porta al dir ti amo.
Con te gestir quei veli,
con i quali coprire il palpito dei nostri corpi
stretti ormai alle soglie della verità.
Fantastico innesto tipico di un biondo sole
e radici d’erbe sconosciute;
è come perdersi nel sapor delle tue labbra
inebriate d’amarene e petali di viola.
Carattere tipico d’espressioni d’altri tempi,
in cui la fragranza era al tatto del desiderio
dove il risveglio della vita, amalgamato a lacrime di foglie,
era adagiato alla tua pelle macchiata ormai dal mio peccato.
E gesta inutili han dato volto allo scheletro del passato,
in cui ha vissuto il verde animo del tuo essere.
Stupida creatura, giochi in vellutati attimi
e non ti accorgi che ti ho nella morsa del mio sangue,
il colore del sudiciume ti accompagna alle soglie dell’ingiustizia,
dove il trovar caste genti è impossibile.
Le mie corse non hanno sfogo nel breve tempo
e tu t‘aggrappi al lascito delle mie carni.
Ed or ti accoglie il sogno
di un rotearsi nell’umido della mia voce,
mentre il bacio alle labbra dell’universo
è un altro dei tanti gesti
con il quale il tuo scaltro essere
vuole sorprendermi.

Nessun commento:

Posta un commento