mercoledì 28 novembre 2018

PAG.49




Lo zingaro sapiente ha unito l’erba magica al tuo sospiro,
casto gesto dell’infamia,
approfondito hai tra i cori dei tuoi ranghi
la canzone furibonda nata senza pudore e senza riso;
ricoperto d’ori finti,
t’inoltri tra il siepato marciapiede per ricercar il fungo stolto
nato da spore perse dal calpestio di comuni genti;
detesto l’abbaglio di falsi occhi,
denuncio al mio infero e malinconico essere la tua sapienza.
M’incammino a venirti incontro,
melodioso silenzio contornato dall’incalzar voglia di vita,
assaggio a poggiar bocca sulle tue dita
 il pistacchio di un gelato ormai sciolto,
da esso esala profum di rosa, l’indimenticato della tua pelle.
Lo zingaro continua con passo geloso
e pondera la perdita d’inermi e strani amori,
gestendo l’orgoglio, rotolando la figura tra fumi,
sapori di strani unguenti,
ribollenti dal calor del tuo sottile animo.
Germoglio nato dal secco ramo,
 sei l’ultimo timore di una luce interna all’odio
per la vita non vissuta nell’infinito viaggio
di un celestiale pensiero.
Una tempesta di polvere desertica
precede l’arresto innanzi ad un accampamento già formato,
fucili sparano contro cerchi
formati dalla colonizzazione di strani intrecci di lingue,
il maciste della situazione
si conferma capo supremo di una preghiera
 mai divulgata per paura d’oltraggio
nei confronti di coloro che il tempo l’hanno lasciato
a chi il sapor dell’ostia possa ancor confermare per spirito
che il color del proprio cuor solo chi lo ha sempre gestito,
riesce a deporlo nelle fresche primavere dell’infinito.
Zingaro azzoppato spingilo tu il carro
ora che l’asino si è inginocchiato, respira dei suoi affanni,
 inclina il capo in cenno di saluto
 nei confronti di un leggendario mandato,
rammenta quando l’abbraccio sapeva
di carne puzzolente di sudore,
 dovuto al tremito del giorno.
Respingere in un presente qualsiasi,
il tramandato della malinconia di non esserci
per potermi ancor rantolare in quel granuloso spazio vissuto
solo per sentirti anche mia dolce vita;
ma quale vita se la vita ancor permette di aleggiare in te
Zingaro dell’esistenza,
ma quale esistenza se accanto ad una profumata ninfa
sei lì a legger le carte
di un tarocco soleggiante.

Nessun commento:

Posta un commento