Potrei
cominciar
col dirti:
germogli
nati con speranza d’esser fiori,
ombre
gioviali e suddite per scure facce di quartiere,
tutto
ciò ha vita corta quindi
illuminar per sempre la passione vivente nel
tuo animo
è
aceto su ferite,
colgo
ogni goccia di quell’essenza
gestendole
come fossero collage d’amore
illudendomi
della loro eternità;
il
rifiuto all’incontro è stato assiduo,
più
della voglia d’ingoiare senza pudore
l’amaro
preservato.
Di
fronte a colline vellutate
inciampo
in quelle che sono definite aiuole di città,
con
rammarico m’accorgo
che
sono in realtà frasi incompiute
lasciate
per la raccolta del vento;
marzo
è il mese in cui si preparano le carni
al contatto con il
caldo ricercato, il sordo mare
comincia a distendere il suo spumeggiante
orgoglio
tra frammenti di storie
a
volte vissute un solo attimo
per
il volere di un egoista di troppo,
esse
emergono dalla bianca sabbia
con
la stessa ingenuità usata dai petali di margherite
pronti
a paragonarsi alle ciglia dei tuoi occhi.
Potrei
continuar col dirti:
stonate
voci cercano di consolarmi
mentre
vago sovrastato dal nuvoloso cielo,
esso
candore per fulmini e tuoni…
linguaggio
amato dal tutore dell’ansia,
dove
sei……?
Continuo
a scavare dentro ogni segno
rimasto
a rappresentar la tua vita nella mia vita,
il
sapor della tua bocca lo ricorda la rossa azalea,
essa
cuore del verde sottostante,
la
magnolia porge i suoi maestosi fiori
come
quando la tua candida anima
provocava
il vulcano dormente in me.
Potrei
finir col dirti:
legate
a corde con mollette di legno anziché panni,
vi
sono frasi sconnesse lasciate al riso di passanti confusi,
loro
potranno gestirne l’essenza
e
compilar papiri con frasi d’amore,
ed
io ombrato da consonanti sarcastiche,
ricorderò
con tormento il paesaggio dipinto da te
nella
grotta degli indovini,
esso
era fato di pura fantasia,
la sola certezza confermava l’eccesso
la
calante sera
l’inizio
del mio giorno
accanto
alla tua trasparenza.
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