mercoledì 28 novembre 2018

PAG.46




 Vorrei addentar la gioia vivente nell’animo tuo,
quando il gelo segna il destino di pietre nere
rotolate giù dal merito d’estremi paradossi.
Si trascinano in solcati sentieri pesanti cortecce,
sulle quali vi sono incisi segni d’amori orientali
 persi tra acri fumi,
gli smeraldi ricevuti in dono ricoprono ancor le tue dita
forse un po’ sciupate dalle troppe carezze date
 ad una pelle tosta ed incredula.
Il miglio è ormai alto
ed i colori rappresentano in pieno la luminosità del cielo,
cielo in cui si immerge tutta la nudità terrena.
Mi soffermo un po’ di più accanto ad un insulto scritto, così,
tanto per rendere meno credibile la voce,
 quando lo ripeterà nella tua isolata immaginazione.
Con essa alcune creature costruiranno i loro sentieri,
magici e conglobanti maestose figure d’acerbe e vergini donne,
meritevoli del poema in cui andranno a lacrimar amore.
O musa dell’inganno,
con te vorrei poter trafiggere il mistero dell’incredulità,
gestire l’illusione anche quando si riferisce
a sfiorarne con il calore delle carni la misera realtà,
fumare l’essenza dei fiori avvolta in carta d’antichi papiri
ed in quell’istante invecchiarsi com’essa,
per poterne carpire le sensazioni vissute nell’antico mondo.
La scorza di cui è ricoperta la flessibilità caratteriale
poco permette di scoprirti disponibile al dialogo,
ma con un gesto tristemente noto
all’inumano modo di attirare l’attenzione,
mi pongo a te, confermandoti l’illusione che ho avuto
quando il freddo vivente nel cuor tuo poteva gestire
il nostro peccato, silenziosamente, quasi impalpabile,
come il movimento di un segno paradisiaco
in grembo al futuro sognato nel tempo in cui ancor mia eri.
Ed il fiume scorre corrodendo l’inciso nel granito
sul quale s’innalza la dimora della rassegnazione;
sottraggo da me alcune gocce dell’amaro
che ingoia senza esitazione dal tuo sapore,
ed immergendole in queste limpide acque
immagino di veder sorgere sulle sue rive arbusti insormontabili,
degni di far restare al di fuori della sofferenza
 anche il più ostinato uomo,
uomo in cui vivranno sempre i paradossi,
quelli in cui si rifugia il mio essere
quando ti cerco.

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