mercoledì 28 novembre 2018

PAG.62




Annodo le nocche che intrecciasti con signorilità
a capelli impregnati  da polvere di marmo rosato al sole.
Il taglio delle sopracciglia poco è servito ad affinare i tuoi lineamenti
frustati da amalgami di sudori aciduli dal non bere l’estratto d’erbe
raccontato in festose testimonianze.
La meridiana che divide il pianto da armoniosi tendaggi
 pronti a celare anelli di spine dorsali
ignare di pruriti provocati da sudicie lane,
è anche la divisione di canti mitici un tempo
ad unioni di culture confessate in uniche preghiere.
Il cammino è azzoppato da sassaiole
rimaste a testimoniare distese di catrami
in cui si praticavano offerte a mani distese verso volti senza espressioni.
Ed il tempio di marmo nasce come una viola
sul bordo di un tombino; i pellegrinaggi avvengono
 e sulla lucida lapide si leggono gotici addolciti,
ma il logico è vissuto nella demenza astratta
di quegli scritti mai richiesti.
Uscendo dal tempo mi trattengo all’ombra di querce silenziose
nonostante la loro mole e riscopro profumi dimenticati
attraverso il lamento di un gufo poco pennato.
Mi ricordo l’amore che avveniva nell’impossibile vederci
per gabbiate ore, vissute in modo diversificato,
ma altre anime prendevano corpo,
ed altre gole si graffiavano di tosse benigna.
La luna sostituiva il sole
la luce rimasta ugualmente non dava ombra ai desideri mancati,
ed il caldo riflesso trionfava solo su fredde frasi
 pronte a testimoniare sgarbati e pochi nudi di un ieri
mai rivelati dall’ondeggiar di demoniache unioni.
E si riportano in pergamene
tracciati di simboli irriverenti ad impazzite tempie,
cave dallo strusciarsi di tragedie rinate dal decifrare mosaici divini.
Prepotenze in salmi cantati da miseri ed incolti figli
nati tra inriciclabili immondizie
dotte al testimoniare l’unirsi di cuori tra ceri tombali.
Tragico è il raccontar nel freddo di scritti l’angoscia
solo studiata con la propria ideologia,
 carpendone l’intreccio di metamorfosi culture
per l’innesto di un futuro comune a quelle lingue,
responsabili di deformare il trapezio della chiesa
sostenuto da accecanti polveri
nel misero tramando dell’inginocchiamento;
il non vestirsi d’epoca non racchiude canti atei
demorde solo l’analfabetismo
di una cultura mai decifrata
in animi marmati.

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