Annodo
le
nocche che intrecciasti con signorilità
a
capelli impregnati da polvere di marmo rosato al sole.
Il
taglio delle sopracciglia poco è servito ad affinare i tuoi lineamenti
frustati
da amalgami di sudori aciduli dal non bere l’estratto d’erbe
raccontato
in festose testimonianze.
La
meridiana che divide il pianto da armoniosi tendaggi
pronti a celare anelli di spine dorsali
ignare
di pruriti provocati da sudicie lane,
è
anche la divisione di canti mitici un tempo
ad
unioni di culture confessate in uniche preghiere.
Il
cammino è azzoppato da sassaiole
rimaste
a testimoniare distese di catrami
in
cui si praticavano offerte a mani distese verso volti senza espressioni.
Ed
il tempio di marmo nasce come una viola
sul
bordo di un tombino; i pellegrinaggi avvengono
e sulla lucida lapide si leggono gotici
addolciti,
ma
il logico è vissuto nella demenza astratta
di
quegli scritti mai richiesti.
Uscendo
dal tempo mi trattengo all’ombra di querce silenziose
nonostante
la loro mole e riscopro profumi dimenticati
attraverso
il lamento di un gufo poco pennato.
Mi
ricordo l’amore che avveniva nell’impossibile vederci
per
gabbiate ore, vissute in modo diversificato,
ma
altre anime prendevano corpo,
ed
altre gole si graffiavano di tosse benigna.
La
luna sostituiva il sole
la
luce rimasta ugualmente non dava ombra ai desideri mancati,
ed
il caldo riflesso trionfava solo su fredde frasi
pronte a testimoniare sgarbati e pochi nudi di
un ieri
mai
rivelati dall’ondeggiar di demoniache unioni.
E
si riportano in pergamene
tracciati
di simboli irriverenti ad impazzite tempie,
cave
dallo strusciarsi di tragedie rinate dal decifrare mosaici divini.
Prepotenze
in salmi cantati da miseri ed incolti figli
nati
tra inriciclabili immondizie
dotte
al testimoniare l’unirsi di cuori tra ceri tombali.
Tragico
è il raccontar nel freddo di scritti l’angoscia
solo
studiata con la propria ideologia,
carpendone l’intreccio di metamorfosi culture
per
l’innesto di un futuro comune a quelle lingue,
responsabili
di deformare il trapezio della chiesa
sostenuto
da accecanti polveri
nel
misero tramando dell’inginocchiamento;
il
non vestirsi d’epoca non racchiude canti atei
demorde
solo l’analfabetismo
di
una cultura mai decifrata
in
animi marmati.
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