mercoledì 28 novembre 2018

PAG.11




Mendicante,
con ginestre sorridi delle soluzioni scarne di filosofia,
tra le radici di ciò che ti circonda riesci a trovar carezze
ancor calde di simboli tramandati da resine terrestri,
nei sacchi neri sprofondi il tuo pensiero
alla ricerca di una parola di conforto,
in sacchi colorati ti esprimi,
descrivendo quel che gli occhi di chi ti circonda cerca di dirti;
profondo sonno,
 donami l’espressione almeno sul viso di quel che cerchiamo
leggendo in rifugi cartacei.
L’elmo che ogni mattino mi copre il capo è poco soleggiato,
ma nel suo umido ritrovo lacrime vere.
Grazie, o Padre mio, in te riesco ancora a cullarmi
come quando le vocali distorte venivano sputate nei miei occhi,
come quando il bacio della mia vita era ancora sincero,
come quando la voce mia urlata in ciò che oggi è la mia casa
dava scandalo a chi non sapeva in quale catino
doveva versare le proprie lezioni di vita.
E’ simpatico quel freddo che in certi momenti del giorno
lasci passando vicino alle mie radici.
Ma non ti accorgi che non cresco più?
Non ti accorgi che il vento freddo delle notti non mi fa più freddo?
Non ti accorgi che le mie carezze non vi sfiorano più?
Regalatemi un elmo pieno di sole…
 non strappatemi più i petali.

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