Dall’ugola
dell’universo
estrarre percorsi incerti,
segnati
dall’aspro ridere di melodiose parole.
Certi
dell’imperfetto, sicuri di aver, in ante antiche,
scatole
ancor piene di saporite idee.
Un
ferrato destriero abbraccia le vesti ricoprenti l’entusiasmo
lasciato
al di sotto di cere appena colate.
Riflessi
lampeggianti su candide pareti
si
fan forza tra edere intrecciate da aghi
che
mai cuciranno le mie sete.
Trascinate
da un domestico,
le
garze hanno assorbito gli avanzi lasciati
tra
ragnatele poco prima tessute da braccia Reali.
Vento,
soffia forte vento,
e
con la forza tua pulisci questo volto dal sudore
lasciato da
mani di zingari amori.
L’ansia
mi prende fino ad esternar canti nemici alla vicina nuvola
trattenuta
a me dalla forza d’infinite braccia.
E
la terra viene arata......
ed
il raccolto appiccicoso difficilmente
lascerà cadere in cieli azzurri
sudori
di color non certo chiari.
Degli
angoli ne farei archi,
degli
archi ne farei figure astratte in cui incidere gli sputi
con
i quali hai dipinto le mie carni,
delle
quali i figli di ragni stranieri alle ricchezze
tesseranno
di nuovo le pareti
in
cui credi di aver chiuso le impronte dei miei piedi
mai
lavati da piogge tanto attese.
Levati
il cappello,
stupido
dipinto,
innanzi
alle tempere che hanno dato vita
a
ciò che il tuo sommerso mai avrebbe potuto dare senso
e
se qualche goccia è d’avanzo
ricordati
di chi ha dato luce alla seta
sulla
quale le parole sono incise per voci nere
...ugualmente
l’ugola dell’universo
ne
farà canti.
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