Immagini
il
tuo volto nell’imperfetto sogno di un tulipano nero,
ribelle
all’odor di scoglio e sandalo bruciato.
Ai
confini del tuo corpo,
si
risveglia il malgama del giorno umido di piacere
ed
un’iris fiorita solo per dar d’essenza ai tuoi ideali,
s’inchina
offrendo la forza delle sue spalle.
Il
mostrato candore adagiato a fil di suolo,
s’intreccia
ai corti passi d’esseri azzoppati dai pochi lusinghi,
lesti
però a baciar tra i denti il pieno di un sorriso.
Riflesso
dell’essere mio innato…
Come
fuggir stracciandomi da petto lo stretto morso tuo?
Peli
d’esseri minori che a coprir le carni delle gioie,
come
trascini di colore su lievi rugiade di profumi.
Elegante
coprente manto,
in
te rifugio degli amori, scoprii d’esser nato fuori da quei colori,
con
il giusto silenzio.
Mangio
petali nelle primavere, regalando il roseo delle mie carni;
forzo
acqua per bagnar l’erba di cui mi nutro,
rubo
il fil di luce al cominciar del giorno.
Remi
che battono al di sotto del mio navigar,
fan
da scudo al potere a me donato.
Timpani
affaticati dai sospiri,
racchiudono
la sentita noia
fra
delicati momenti.
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