mercoledì 28 novembre 2018

PAG.80


Che gran folla attorno all’emblema dell’amore,
 pronti a carpir da esso la longevità spirituale.
Gli sguardi si soffermano penetranti
per assolvere un peccato cullato nel silenzio,
complici della gioia raggiunta nel momento
 in cui la verità si manifesta tramite la trasudazione delle mani.
L’odore che privilegia nell’aria ricorda teste appena lavate
con sciampo proveniente da erboristerie d’alto rango.
Le labbra fanno dei gran movimenti,
ma a fatica si odono quelle parole, spesso senza senso;
il contatto con la modellistica di cui si è circondati,
preordina uno statico comportamento
con il  quale ci si presenterà alle notti senza luna.
Si nota una certa debolezza
nell’effettuare movimenti paragonabili a carezze indifferenti,
si tratta sicuramente di un automatismo
per la trasmissione d’emozioni poco sincere.
Si potrebbe definire uno spettacolo freddo ed increscioso,
ma se lo si vive con la stessa angoscia con il quale
si trovano le anime in quegli istanti,
con la mente ci s’immergerebbe fin
dove gli attimi degli addii oscurano il bene del vivere.
Difficilmente l’attuazione di scritture filosofiche,
 aiuta a non nutrir rancore
per il non raggiungimento di una meta prefissata
tra i coristi di un’orchestra stonata.
La tipica giornata con il sapor di solitudine
è in essere in questo quartiere
chiamato a rappresentare la mediocrità della città futura.
S’intravede qualche cenno di ribellione
 nelle vetrine che ci circondano, per esempio,
l’asprezza della nudità oceanica in quella pescheria,
trasforma con un riflesso magnetico il grigiore
in un azzurro celestiale,
nel quale gli animi vorrebbero celarsi per l’eternità.
Gli abiti in quell’angolo rappresentano il momento dello sposalizio,
l’unione consacrata in quel giorno
 è luce destabilizzante per le oscurità dell’odio.
Il mordente fascino utilizzato con intelligenza
in quest’immensa distesa d’uomini
è parte dell’attrazione tra corpi pronti all’amore.
La duttilità di ritrovarsi nell’innaturale contesto in cui siamo,
è dovuta alla nostra debolezza dall’estraniarsi
dal desiderio della fusione delle carni,
primordine per chi trasmette servilmente
la ceca passione.

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