Che
gran
folla attorno all’emblema dell’amore,
pronti a carpir da esso la longevità
spirituale.
Gli
sguardi si soffermano penetranti
per
assolvere un peccato cullato nel silenzio,
complici
della gioia raggiunta nel momento
in cui la
verità
si manifesta tramite la trasudazione delle mani.
L’odore
che privilegia nell’aria ricorda teste appena lavate
con
sciampo proveniente da erboristerie d’alto rango.
Le
labbra fanno dei gran movimenti,
ma
a fatica si odono quelle parole, spesso senza senso;
il
contatto con la modellistica di cui si è circondati,
preordina
uno statico comportamento
con
il quale ci si presenterà alle notti
senza luna.
Si
nota una certa debolezza
nell’effettuare
movimenti paragonabili a carezze indifferenti,
si
tratta sicuramente di un automatismo
per
la trasmissione d’emozioni poco sincere.
Si
potrebbe definire uno spettacolo freddo ed increscioso,
ma
se lo si vive con la stessa angoscia con il quale
si
trovano le anime in quegli istanti,
con
la mente ci s’immergerebbe fin là
dove
gli attimi
degli addii oscurano il bene del vivere.
Difficilmente
l’attuazione di scritture filosofiche,
aiuta
a
non nutrir rancore
per
il non raggiungimento di una meta prefissata
tra
i coristi di un’orchestra stonata.
La
tipica giornata con il sapor di solitudine
è
in essere in questo quartiere
chiamato
a rappresentare la mediocrità della città futura.
S’intravede
qualche cenno di ribellione
nelle vetrine che ci circondano, per esempio,
l’asprezza
della nudità oceanica in quella pescheria,
trasforma
con un riflesso magnetico il
grigiore
in
un azzurro celestiale,
nel
quale gli animi vorrebbero celarsi per l’eternità.
Gli
abiti in quell’angolo rappresentano il momento dello sposalizio,
l’unione
consacrata in quel giorno
è luce destabilizzante per le oscurità
dell’odio.
Il
mordente fascino utilizzato con intelligenza
in
quest’immensa distesa d’uomini
è
parte dell’attrazione tra corpi pronti all’amore.
La
duttilità di ritrovarsi nell’innaturale contesto in cui siamo,
è
dovuta
alla
nostra debolezza dall’estraniarsi
dal
desiderio della fusione delle carni,
primordine
per chi trasmette servilmente
la
ceca passione.
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