mercoledì 28 novembre 2018

PAG.99



Non lo avrei mai immaginato
che tu calda e sorprendente atmosfera
saresti stata complice di un impossibile amore.
È molto vulnerabile tra le mie mani l’ansia
lasciata in loro mentre ti accarezzavo,
nel breve tempo da essa ho imparato a trattenere il respiro,
a temprarmi pur non essendo mai stato fuori
dal profumo d’erba salvia.
Nello scuro non c’è stata difficoltà
a trovare longevità e purezza,
appartenute nella loro candida timidezza,
a chi diede origine al tuo essere.
Il mordente fascino passò disinvolto nelle ampie stanze
mentre sul borotalco lasciato cadere per assorbirne la bellezza,
venne scritto il nome di un ballo,
un ballo nato sulle orme di reazioni poco consone
a quel contesto in cui il succo di fragola,
difficilmente veniva assorbito dal tovagliolo.
Ed oggi ancor i lineamenti della tua bocca danno i brividi,
nell’ombra s’apron leggermente
 in attesa di esser disegnate nell’oltre del piacere.
Certo che il venerato altare dà il castigo del silenzio,
ma l’urlarti t’amo è nulla confronto a ciò che sento nel mio animo.
I piedi scalzi mi portan tra ginestre, rose e
non ti scordar di me,
gioia di un tempo.
S’apre il sipario e cerco nella vita
 i perché del soffrir ancor per te,
nulla mi sorprende,
tanto meno ammalianti sorrisi dedicatomi da lunghe chiome,
ora calzo lucidi mocassini,
 in essi si riflettono i colori dell’autunno
e tu mi manchi.
Pretendere dalla terra che stringo tra il presente ed il futuro
 la risposta a dove sei?
Le foglie s’adagiano al percorso
coprendo con loro acro il profumo che lasciasti.
Dentro al riflesso d’acqua,
 intrisa di speranze lasciate da giovani amanti,
vedo fermarsi una carrozza,
il cuor batte forte fino a coprir col suo frastuono,
tutto il caos che fino a prima gestiva la mia mente,
tutto ciò è illogico,
 non devo cedere alla fantasia,
 la fine di un amore è stata scritta,
ma ugualmente il canto d’usignoli s’azzittisce,
lasciando spazio al suono della tua voce,
che gelando l’acqua,
come se il tempo fosse passato in un istante,
mi sussurra piano:
mi dai una fragola?

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