mercoledì 28 novembre 2018

PAG.104




Che dirti,
mi hai stregato e sono sveglio accanto al tuo sorriso.
Che dirti,
mi manca il fiato e sono libero di gioir del tuo sguardo.
Che dirti,
 non ho parole e canto il nostro incontro.
Che dirti,
tremo di paura e volo leggero nel tuo fascino.
Che dirti,
sogno il tuo sapore e fuggo nella nudita’ del fragile.
Che dirti,
 mastico liquirizia e inalo essenza di ciclamino.
Che dirti,
accarezzo il freddo e scopro il gioco coperto da un velo di zucchero.
Che dirti,
stanco di attendere, e disseto l’animo con essenza di primavera.
Che dirti,
 prigioniero di te e nulla farò per fuggir dal magico momento.
Che dirti,
sprigiono forza dirompente e con tal gioia ti abbraccio.
Che dirti,
luce accecante e rivolgo lo sguardo al buio della sera.
Che dirti,
fragile amore e riscopro la tenerezza gemellata al fanciullesco passato.
Che dirti,
leggera ingenuità e non ti illudo della sobria verità
Che dirti,
impenetrabile creatura e spoglio dell’abito l’ansia.
Che dirti,
penetrante desiderio e strappo l’elemosinata voglia,
al pesco su cui poggia la mia schiena.
Che dirti,
orchidea d’autore e dipingo le bianche nuvole,
del color dei tuoi occhi.
Che dirti,
mordi l’attimo e la vita dedico al tuo silenzio.
Che dirti,
sei vera e vorrei distruggere il momento che ho pensato di amarti.
Che dirti,
i piedi nudi nella pece e li adagio al mio volto, rosso di vergogna.
Che dirti,
stufa di attendere e scrivo ancor nel gioco.
Che dirti,
melodiosa voce e ballo allo scandir del fiato tuo.
Che dirti,
profezia mancata e studio ancor la lirica per trovar l’impronta tua.
Che dirti,
oh mio infinito e credo proprio d’averti persa.
Che dirti,
hai vinto Tu.


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